di Luigi Asero
Questa volta siamo noi per primi a sfruttare il tema della violenza sulle donne, ma lo facciamo con il solo fine di provare a spiegare un concetto più ampio. Quello del rispetto che manca e che è alla base della convivenza civile. Infatti, come è possibile ancora al giorno d’oggi pensare in una convivenza pacifica fra popoli o almeno fra singole comunità quando la mentalità imperante è quella del “non rispetto” verso le donne? Sembrano temi molto distinti, e distanti. Ma sono facce di una stessa medaglia. Chi ritiene la donna essere inferiore, o magari “essere alla pari” ma sottoposta a precisi obblighi e doveri che non hanno valore se applicati agli uomini è per ovvie ragioni distante da quel “rispetto” che è base di ogni comportamento umano.
Allarghiamo il tema. Cos’avrebbe mai detto di tanto offensivo chi ha parlato di “Sicilia di merda” se manca la capacità di discernere dalle parole la provocazione? E cosa c’è di diverso rispetto alle parole di chi quest’isola l’ha definita “buttanissima”? E cosa hanno fato di male quei siciliani che come risposta istituzionale alla presunta offesa di terra sicula hanno meritato un’oscena foto in posizione “sirenetta” del suo massimo responsabile istituzionale? Mancanza di rispetto. Di sé stesso (a) e del proprio mandato prima di tutti.
Quale atteggiamento merita un ministro della repubblica (donna, e bella pure) che fa del suo incarico il “cavallo di troia” per salvare la banca e gli affari del padre? E cosa hanno fatto quelli che un parente importante non ce l’hanno per poter fallire miseramente con infamia ed ignominia? Rispetto sarebbe anche questo.
C’erano una volta alcuni principii inderogabili: uguaglianza, fratellanza, libertà, tolleranza. Principi ora chiaramente attaccati da quanti attaccando la Francia intendono attaccare proprio i principii che significano “rispetto”.
Finisce così che dell’emergenza “violenza sulle donne” si parli soltanto quando non si hanno altri argomenti, forse perché ricordare che il primo rispetto da dare è quello verso le donne è un po’ come ricordare che è fondamentale rispettare la vita.
E anche noi, adesso, abbiamo usato la violenza contro le donne, soltanto come pretesto per allargare il discorso. Seppur consapevoli che non si può prescindere dal lavorare tutti affinché la violenza finisca.
Intanto, dal primo gennaio 2015, sarebbero oltre 150 le donne uccise in Italia, 31 nella sola regione Lombardia, centinaia quelle che hanno denunciato violenze, ma tutto ciò passa inascoltato. O sfruttato dai media soltanto quando si deve “coprire” qualche notizia scomoda al regime (pardon, ai Poteri occulti). I problemi sembra siano sempre altri.